Ortoressia: ammalarsi di cibo sano

Il termine Ortoressia Nervosa fa riferimento a quella condizione in cui si è eccessivamente preoccupati dal mantenere un’alimentazione corretta, sana e salutare

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Il termine Ortoressia Nervosa fa riferimento a quella condizione in cui si è eccessivamente preoccupati dal mantenere un’alimentazione corretta, sana e salutare. Il fatto che questo stile di alimentazione possa essere considerato una nuova sindrome psicopatologica è stato recentemente oggetto di un numero sempre maggiore di studi (1). L’ortoressia nervosa è caratterizzata, come abbiamo detto, da preoccupazioni, spesso basate su convinzioni erronee, circa una nutrizione salutare che conducono ad un’accurata selezione del cibo a tal punto che l’idea di una dieta corretta diviene il centro della vita del soggetto.


Cos’è l’ortoressia?

Il termine “ortoressia“, derivato dalle parole greche ortos (corretto) e orexis (appetito), è stato introdotto da Bratman nel 1997 (2). Gli individui con sintomi ortoressici sono caratterizzati innanzitutto da convinzioni nutrizionali stereotipate, che conducono a dare maggiore importanza alla salubrità e alle proprietà nutrizionali piuttosto che al gusto e al piacere del cibo (3-4). In alcuni casi c’è una focalizzazione rigorosa sul vegetarianismo biologico privo di caseina, sul veganesimo, sull’uso di cibo crudo e su quello di proteine e carboidrati. Ogni giorno, a causa delle preoccupazioni pervasive per la salute legate al cibo e per il desiderio di migliorare la propria condizione fisica e il proprio benessere, vengono attentamente controllati la qualità del cibo (per esempio se le proprietà nutrizionali sono perse durante la cottura, o se sono stati aggiunti micronutrienti, aromi artificiali, o conservanti), la sua fonte (per esempio se i vegetali sono stati esposti a pesticidi, o se i latticini provengono da mucche sottoposte all’uso di ormoni), l’imballaggio e la lavorazione (per esempio se il cibo contiene componenti cancerogeni derivati dalla plastica o se le etichette informano adeguatamente sulla qualità degli ingredienti) del cibo che viene comprato al supermercato.

Spesso tutto ciò conduce a complessi riti alimentari con tempistiche molto lunghe che coinvolgono sia la preparazione dei pasti, dove governano regole precise su come associare gli alimenti e a che ora del giorno, sull’evitare i carboidrati la sera, sia sul tempo di esecuzione, per esempio ritenendo che la massima digestione di un alimento avvenga ad una certa distanza di tempo dall’ingestione di un altro.

ortoressia
Ortoressia: ammalarsi di cibo sano

Non solo, oltre ai pasti, una grande quantità di tempo è occupata da pensieri intrusivi collegati al cibo, con una preoccupazione cronica sui difetti degli alimenti e sulle minacce per la salute, esitando in un grave malfunzionamento nell’ambito relazionale, scolastico e lavorativo (5-6-7-8). Le relazioni interpersonali, così come le attività lavorative e scolastiche, risentono “dell’evitamento alimentare” e delle rigidità comportamentali che derivano da questa ossessione (9). Tra le possibili conseguenze di questo stile alimentare, inoltre, rientrano anche i deficit nutrizionali dovuti all’omissione di assunzione di interi gruppi di alimenti (10) e, sebbene manchino ancora studi sperimentali a lungo termine, potrebbe condurre a complicanze simili a quelle osservate nell’anoressia grave, ovvero osteopenia, anemia, iponatremia, acidosi metabolica, pancitopenia, carenza di testosterone e bradicardia (11-12-13-14).

Da un punto di vista psicologico gli individui ortoressici provano intensa frustrazione quando le loro pratiche collegate al cibo vengono interrotte od ostacolate, provano disgusto quando la purezza del cibo sembra compromessa e senso di colpa quando commettono una trasgressione alimentare (7). Nei casi più gravi la selezione sistematica e sempre più restrittiva degli alimenti può comportare una perdita di peso significativa e il comportamento ortoressico può rischiare di evolvere verso l’anoressia (9).


Come riconoscere una persona con ortoressia nervosa?

Secondo il seguente test ideato da Steve Bratman, una risposta affermativa a più di quattro domande classifica il soggetto all’inizio della patologia ortoressica, sino a un livello maniacale nel caso di tutte le risposte positive:

  • Spendi più di 3 ore al giorno riflettendo sulla tua alimentazione?
  • Pianifichi i tuoi pasti diversi giorni prima?
  • La possibilità che i cibi che assumi ti facciano ingrassare è sempre più importante del piacere di mangiarli?
  • Lo stato di ansia nella tua vita è aumentata da quando hai riflettuto sulla tua alimentazione?
  • Sei diventato più severo con te stesso nei confronti del tuo comportamento quotidiano e alimentare?
  • La tua autostima aumenta quando ti alimenti in modo corretto?
  • Hai eliminato radicalmente diversi cibi che ti piacevano in favore di cibi più salutari?
  • Ti riesce più difficile mangiare fuori casa, in ristoranti diversi?
  • Ti senti in colpa quando non mangi in modo corretto?
  • Ti senti in pace con te stesso e in pieno controllo quando mangi in modo corretto?

Risultati

Risposta positiva a:

  • 3 domande: Normale;
  • 4-8 domande: Ortoressia;
  • 9-10 domande: Grave Ortoressia (15).

Cosa fare con una persona che soffre di ortoressia?

Per prima cosa bisognerebbe capire come mai la persona in questione ha iniziato questo tipo di alimentazione, cosa l’ha spinta a farlo (un evento traumatico oppure credenze sbagliate). Molte volte la persona affetta da ortoressia nervosa non è in grado di riconoscere la propria malattia e per tanto non sa cosa sta facendo. Grazie al test di Steve Bratman, si riesce a capire se la persona è in condizione di patologia oppure no. Scoperta  la disfunzione, la prima cosa da fare è contattare uno psicologo per capire come mai si è arrivati a tale condizione, ed improntare un percorso terapeutico ad personam. In secondo luogo, sempre assieme al medico psicologo, è indispensabile un nutrizionista che programmi un regime alimentare corretto di proteine, carboidrati e grassi (indispensabili per il quotidiano). E’ importante ricordare che non esistono cibi buoni o cattivi (se fosse cosi non esisteremo) e che mangiare bene è un diritto, non un peccato. Quindi mangiate, perché il cibo è un piacere non un’ossessione.


Libro consigliato


Bibliografia

  1. Brytek-Matera, , Donini, L.M., Krupa, M., Poggiogalle, E., Hay, P. (2015). Orthorexia nervosa and self-attitudinal aspects of body image in female and male university students. Journal of eating disorders, 3(1),
  2. Koven, N.S., Abry, A.W. (2015) The clinical basis of orthorexia nervosa: emerging perspectives. Dis Treat, 11, 385-394
  3. Varga, M., Dukay-Szabo, S., Tury, F., Van Furth, E. F. (2013). Evidence and gaps in the literature on orthorexia nervosa. Eat Weight Disord, 18(2), 103-111
  4. Marazziti, D., Presta, S., Baroni, S., Silvestri, S., Dell’Osso, L. (2014). Behavioral addictions: a novel challenge for psychopharmacology. CNS Spectr, 19(6), 486-495
  5. Aarnio, K., Lindeman, M. (2004). Magical food and health beliefs: a portrait of believers and functions of the beliefs. Appetite, 43(1), 65-74
  6. Aksoydan, E., Camci, N. (2009). Prevalence of orthorexia nervosa among Turkish performance artists. Eat Weight Disord, 14(1), 33-37
  7. Mathieu, J. (2005). What is orthorexia? J Am Diet Assoc, 105(10), 1510-1512
  8. Moroze, R.M., Dunn, T.M., Craig Holland, J., Yager, J., Weintraub, P. (2015). Microthinking about micronutrients: a case of transition from obsessions about healthy eating to near-fatal “orthorexia nervosa” and proposed diagnostic criteria. Psychosomatics, 56(4), 397-403
  9. Ramacciotti, C. E., Perrone, P., Coli, E., Burgalassi, A., Conversano, C., Massimetti, G., et al. (2011). Orthorexia nervosa in the general population: a preliminary screening using a self-administered questionnaire (ORTO-15). Eat Weight Disord, 16(2), 127-130
  10. Bosi, A.T.B., Çamur, D., Güler, Ç. (2007). Prevalence of orthorexia nervosa in resi-dent medical doctors in the faculty of medicine. Appetite, 49(3), 661–666
  11. Bratman, S., Knight, D. (2000). Health Food Junkies: orthorexia nervosa: overcoming the obsession with healthful eating. New York: Broadway Books
  12. The obsession with healthful eating. New York: Broadway Books
  13. Park, S.W., Kim, J.Y., Go, G.J., Jeon, E.S., Pyo, H.J., Kwon, Y.J. (2011). Orthorexia nervosa with hyponatremia, subcutaneous emphysema, pneumomediastimum, pneumothorax, and pancytopenia. Electrolyte Blood Press, 9(1), 32–37
  14. Moroze, R.M., Dunn, T.M., Craig Holland, J., Yager, J., Weintraub, P. (2015). Microthinking about micronutrients: a case of transition from obsessions about healthy eating to near-fatal “orthorexia nervosa” and proposed diagnostic criteria. Psychosomatics, 56(4), 397-403
  15. Dittfeld A, Gwizdek K, Jaqielski P, Brzek J. A Study on the relationship between orthorexia and vegetarianism using the BOT (Bratman Testfor Orthorexia). 2017 Dec 30;51(6):1133-1144. doi: 10.12740/PP/75739. Epub 2017 Dec 30.

Con la collaborazione di Claudia Cecere.

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