Quante volte ci siamo imbattuti in clienti (vale per nutrizionisti/trainer) o, per quanto riguarda il pubblico femminile, abbiamo notato in noi stessi delle fossette sulla nostra pelle, entrando nel panico pensando subito di avere la forma più grave di cellulite mai vista fino ad ora? Quante volte si è pensato di eliminare i carboidrati/grassi/sale/acqua per poter eliminare in un sol colpo questo inestetismo? Sappiamo davvero riconoscere se abbiamo o meno una cellulite conclamata? Stiamo adottando il giusto metodo per la nostra situazione? Vediamo insieme cosa occorre sapere per impostare al meglio una dieta anticellulite!
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Che cos’è la cellulite?
La cellulite è il termine con cui si indicano più condizioni patologiche a carico del pannicolo adiposo sottocutaneo. È l’inestetismo più diffuso tra le donne colpendo > 80% delle donne sopra i 20 anni, caratterizzato dalla comparsa di irregolarità sulla superficie cutanea da cui ne deriva la terminologia “pelle a buccia d’arancia” o “a materasso” nei casi più gravi.
Presenta una natura multifattoriale tra cui la predisposizione genetica, età, etnia, dieta e stile di vita. Non è escluso che fenomeni simil-cellulite li abbiano anche alcuni uomini in cui si presenti uno status di sovrappeso.
La cellulite origina dall’indebolimento dei septi del tessuto connettivo che connettono il derma e muscolo, i quali attraversano il tessuto adiposo sottocutaneo. Questo indebolimento fa sì che si crei l’insieme delle protrusioni dell’epitelio adiposo nello strato reticolare del derma.

Questo processo determina anche delle aggravanti:
- scarsa circolazione, rendendo le zone cutanee dove è presente la cellulite più fredde al tatto;
- debolezza dei tessuti, per cui il collagene viene danneggiato anche in altri tessuti (capillari che si rompono);
- sensibilità ai traumi;
- aumento del volume degli adipociti: più i septi connettivali sono deboli e più sarà facile accumulare cellulite.
Come si riconosce la cellulite?
Esistono differenti stadi della cellulite, distinti per alcune caratteristiche tipiche delle varie fasi ma è tuttavia necessario aver un buon occhio e tatto per distinguerle (per i professionisti questi aspetti si riconosceranno solo tramite l’esperienza).
La cellulite è stata classificata in base scala di Nurnberger-Mulle sull’esito dell’esame al tatto:
- Stadio 0: non si evidenzia nessuna fossetta in piedi o da distesi, la pelle mostra qualche solco o piega se pizzicata ma nessun effetto “a materasso” tipico della cellulite conclamata. La pelle del soggetto mostra una placabilità non dolorosa a livello di gambe e braccia, con un aspetto liscio, temperatura della zona omogenea con il resto del corpo, e colore uniforme. Spesso si tratta di semplice ritenzione, dovuta ad una alimentazione non qualitativa e scarso esercizio.
- Stadio 1: non si evidenzia nessuna fossetta in piedi o da distesi, ma quando viene pizzicata la pelle si nota un primo aspetto “a materasso”. È detta cellulite lievemente edematosa e totalmente reversibile (cellulite lieve). La pelle in questo caso mostra una placabilità più difficile (pelle tesa e dura), l’aspetto non è del tutto liscio, la temperatura presenta dei punti più freddi e il colore tende ad essere più violaceo.
- Stadio 2: è definita cellulite edematosa-fibrotica (cellulite media), reversibile ma non completamente. Compaiono fossette spontanee in piedi ma non si presentano da distesi. La pelle presenta una plicabilità accettabile ma dolorosa, l’aspetto è quello tipico a buccia d’arancia e in alcuni tratti presenta il fenotipo “a materasso”; si riscontra una temperatura corporea più fredda a livello di cosce, gambe e glutei, e il colore della pelle è rosso-violaceo in quei punti.
- Stadio 3: cellulite con infiltrazioni e noduli sclerotizzati; irreversibile (cellulite grave). La pelle presenta un aspetto molle, plicabile e non presenta più dolore. L’aspetto è quello tipico a materasso che si notano sia in piedi che da distesi. Generalmente non si notano più differenze di temperatura corporea né di colore della pelle.

Cellulite: rimedi da adottare
Il problema estetico della cellulite nasconde qualcosa di più profondo poiché rappresenta il sintomo di qualcosa più ampio. Se la cellulite è dovuta ad un indebolimento dei septi connettivali, da cosa è causato questo indebolimento? È possibile prevenire questo fenomeno?
L’enzima collagenasi è il responsabile della degradazione dei septi di tessuto connettivo, il quale viene attivato dalle cellule fibroblasti attivate dagli ormoni estrogeni. Da questo si deduce che uno dei possibili trattamenti sia quello di agire tramite la regolazione ormonale (laddove si presenti uno squilibrio nel soggetto) e/o di agire in maniera mirata sui recettori adrenergici.
Sono proprio questi recettori che sotto la stimolazione di catecolamine regolano la segnalazione della degradazione del grasso:
- recettori α2-adrenergici, inibiscono la degradazione del grasso (anti-lipolitici)
- recettori β3-adrenergici, esclusivi del tessuto adiposo, attivano la degradazione del grasso (lipolitici)
La cellulite è influenzata da un elevato rapporto α2/β3, ed è stato visto che le zone più critiche hanno un elevato rapporto di recettori (effetto anti-lipolitico). Sotto l’azione degli estrogeni i recettori β-adrenergici vengono inglobati all’interno della cellula, mentre gli α- vengono espressi sulla membrana della cellula.
Da questo processo biologico ne derivano differenti strategie alimentari e/o di integrazione a supporto delle carenze di proteine strutturali del tessuto connettivo (es. integrazione di collagene, vit C che aiuta la biosintesi di collagene, integratori a base di estratti di carciofo, ananas etc.).
Riprendendo le aggravanti elencante nel precedente paragrafo, andiamo ad analizzare alcune raccomandazioni per correggere alcune abitudini dello stile di vita che possono aggravare la cellulite.
Troppe ore sedute o in piedi ferme, nessun movimento fisico (vita sedentaria), posizioni scorrette a sedere (gambe accavallate), predisposizione alla fragilità capillare in famiglia e al ristagno di liquidi, sovrappeso e/o obesità, stress, e soprattutto la cattiva alimentazione sono fattori che sono coinvolti nella formazione della cellulite.
È fondamentale quindi agire anche sulle proprie abitudini comportamentali quotidiane, aumentando e sfruttando l’attività fisica più adatta al nostro organismo e seguire un programma alimentare studiato ad hoc per migliorare la salute, ma anche l’aspetto, del nostro fisico.
Vi ricordo che è bene farsi seguire sempre da un professionista (nutrizionista) per avere un ottimo programma alimentare adatto alle proprie esigenze!
Dieta anticellulite e ritenzione idrica
Ma come dovrebbe essere basata la nostra alimentazione per prevenire o migliorare l’aspetto della cellulite?
Vediamo insieme quali sono le accortezze più corrette da adottare in una dieta per cellulite.
- COLAZIONE: bisogna evitare di fare una colazione ricca di zuccheri, dato che la cortisolemia elevata al mattino determina scarsa sensibilità insulinica e fa immettere acidi grassi nel sangue. Questi acidi grassi non vengono sfruttati, a causa della presenza degli zuccheri, e vengono depositati in altre parti del nostro organismo. Sembrerebbe più adatta una colazione proteica, ricca di grassi buoni e con pochi carboidrati: l’assunzione di lipidi, specie la mattina, migliora la capacità di ossidare i grassi nella giornata.
- PRANZO/CENA: sono sconsigliati pranzi veloci che contengono alimenti ricchi di conservanti, presenza di metalli pesanti, che sono antinutrienti e bisogna fare attenzione alla quantità di latticini che potrebbero alterare la produzione ormonale.
- Sono sconsigliate le diete restrittive prolungate poiché una restrizione eccessiva e prolungata determina l’aumento delle cortisolemia basale con perdita di tono muscolare ed aumento del grasso sottocutaneo, infatti le zone più critiche inizieranno a produrre fattori che difendono dalla degradazione del grasso.
- È stato visto che la dieta mediterranea ipocalorica non è la strategia più idonea per chi ha la cellulite, dato che questa prevede la presenza di pochi grassi. È per questo motivo che bisogna farsi aiutare da un professionista, in modo tale che egli possa intervenire con cambi di strategia laddove il primo programma alimentare mostri scarsi risultati, cosa che è più difficile da intuire quando si fanno le cose in modo autonomo. I grassi non dovrebbero mai scendere al di sotto di 50g/die o 0,6g/Kg.
- Nella propria alimentazione deve essere presenti una giusta quota proteica, grassi e i carboidrati andrebbero ciclizzati per poter sfruttare al meglio un processo di ossidazione dei grassi.